Nel ventre della balena by George Orwell

Nel ventre della balena by George Orwell

autore:George Orwell [Orwell, George]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biografia
editore: Bompiani
pubblicato: 2013-06-14T22:00:00+00:00


III

Se questo fosse un momento favorevole al lancio di “scuole” letterarie, Henry Miller potrebbe rappresentare il punto di partenza di una nuova “scuola”. Egli segna a ogni modo una inattesa oscillazione del pendolo. Nei suoi libri si fugge bruscamente dall’“animale politico” per tornare a un punto di vista non solo individualistico, ma completamente passivo: il punto di vista di un uomo che sa come il processo mondiale sia qualcosa al di là del suo controllo, e che comunque non desidera averne il controllo.

Conobbi Miller alla fine del 1936, mentre passavo per Parigi diretto in Spagna. Ciò che più mi colpì in lui fu l’assoluta mancanza d’interesse per la guerra di Spagna. Si limitò a dirmi in termini piuttosto energici che andare in Spagna in quel momento significava essere un idiota. Egli poteva capire che ci si andasse per motivi puramente egoistici, per curiosità, per esempio, ma ficcarsi in quel pasticcio in omaggio a un senso di responsabilità era un’idiozia vera e propria. In ogni caso, le mie idee sulla necessità di combattere il fascismo, difendere la democrazia ecc. ecc. erano tutte fesserie. La nostra civiltà era destinata a essere spazzata via e sostituita da qualcosa di tanto diverso da non sembrarci neppure umano: prospettiva, disse, che non lo preoccupava. Vedute del genere sono implicite in tutta la sua opera. Vi si nota dappertutto il senso del cataclisma imminente, e quasi ovunque il concetto, sottinteso, che la cosa non ha importanza. La sola dichiarazione politica che, a quel ch’io sappia, egli abbia stampato è di carattere tipicamente negativo. Circa un anno fa, una rivista americana, la “Marxist Quarterly”, mandò un questionario a parecchi scrittori americani, chiedendo a essi di definire il loro atteggiamento nei riguardi della guerra. Miller rispose nei termini del più assoluto pacifismo, ma un pacifismo tutto personale, un individuale rigetto del combattimento, con nessun evidente desiderio di convertire gli altri alla stessa opinione; in pratica, una dichiarazione d’irresponsabilità.

Tuttavia, ci sono molte specie d’irresponsabilità. Come regola, gli scrittori che non desiderano identificarsi col processo storico del momento, o lo ignorano o lo combattono. Se riescono a ignorarlo, vuol dire che probabilmente sono degli idioti. Se lo comprendono fino a volerlo combattere, probabilmente sono abbastanza intelligenti da capire di non poterlo vincere. Guardate per esempio un poema come The Scholar Gypsy, con la sua amara invettiva contro la “strana malattia della vita d’oggi” e la sua stupenda immagine disfattistica dell’ultima strofa. Esso esprime un caratteristico atteggiamento letterario, forse quello che prevale da un secolo a questa parte. E insieme ci sono i “progressisti”, i chiacchieroni ottimistici, i tipo Shaw-Wells, sempre pronti a spiccare un balzo innanzi per abbracciare le proiezioni del loro io ch’essi scambiano per il futuro. In complesso, gli scrittori del 1925 assumono il primo atteggiamento e quelli del 1935 il secondo. E a ogni momento, naturalmente, c’è tutta una tribù di Barry, di Deeping, di Delis che non s’accorgono di quello che accade loro intorno. L’opera di Miller è sintomaticamente importante in quanto evita questo e quell’atteggiamento.



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